Fontane
Le fontane erano già conosciute dalle prime civiltà che costruirono vasche di pietra per catturare e trattenere l'acqua utilizzata per bere.
La loro epoca d'oro coincise tuttavia con l'apogeo dell'impero romano. Gli antichi romani costruirono un vasto sistema di acquedotti per
condurre l'acqua dei fiumi e dei laghi alle fontane e cisterne cittadine. Nel III secolo d.C., Roma aveva undici acquedotti, che servivano una popolazione
di oltre un milione di persone e questo modello virtuoso di servizio era presente in tutte le principali città dell'impero romano.
Gli acquedotti funzionavano a gravità ed erano costruiti con una leggera pendenza. Il loro percorso era in gran parte sotterraneo, in qualche caso
scorreva in superficie, coperto da lastre di pietra, e, se attraversava corsi d'acqua o depressioni, era sostenuto da opere edili con arcate.
La maggior parte dei sistemi di acquedotto comprendeva vasche di sedimentazione, paratoie e serbatoi di distribuzione per regolare la fornitura secondo le necessità.
Gli acquedotti alimentavano fontane monumentali, bacini pubblici, terme e latrine.
Inoltre trasportavano l'acqua necessaria alla macinazione del grano e garantivano
forniture private alla famiglia imperiale e ai ricchi proprietari di ville. Bagni pubblici e fontane divennero tratti distintivi della civiltà
romana e le terme, in particolare, divennero importanti luoghi di aggregazione sociale.
La maggior parte dei romani non era in grado di permettersi una fornitura privata e utilizzava per l'approvvigionamento idrico le fontane pubbliche.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente molti acquedotti caddero in disuso, anche per mancanza di interventi di manutenzione. Questo contribuì
alla forte contrazione demografica delle città: ad esempio, Roma, che aveva un milione di abitanti in epoca imperiale, ne contava solo 30.000 nel medioevo.