Termovalorizzatori
La possibilità di recuperare energia dai rifiuti segna la linea di confine tra i nuovi termovalorizzatori e i vecchi inceneritori. Ma non è la sola differenza! L'evoluzione tecnologica consente ai nuovi impianti di funzionare con un minimo impatto ambientale. I termovalorizzatori sono sottoposti a norme severe sull'emissione di gas (i fumi sono trattati per abbattere gli agenti inquinanti prima del rilascio in atmosfera) e a controlli periodici per verificare il rispetto dei parametri stabiliti dalla normativa. Come abbiamo detto, per alcuni parametri, quali monossido di carbonio e ossido di azoto, le emissioni sono inferiori a quelle prodotte dai combustibili fossili.
Sono termovalorizzati solo quei rifiuti che non entrano nel “circuito” della raccolta differenziata (come rifiuti urbani residui, fanghi di depurazione, rifiuti ospedalieri e rifiuti industriali non pericolosi).
I rifiuti, prima di entrare nella camera di combustione, subiscono un pretrattamento per separare la frazione secca da quella
umida e “trattenere” i metalli da recuperare.
La combustione avviene a una temperatura media di circa 1000°C; il calore prodotto è utilizzato per
generare energia elettrica e può essere sfruttato per produrre energia termica da immettere in
una rete di teleriscaldamento, sostituendo le caldaie private nelle abitazioni.
È inoltre previsto
un trattamento delle scorie residue che sono in gran parte recuperate: oggi solo il 3–4% dei rifiuti
trattati non viene valorizzato in energia elettrica, calore o materiale recuperabile (metalli avviati alle
fonderie e ceneri riutilizzabili, dopo un apposito trattamento, nell'edilizia).